4) I VARI TIPI DI RECLUTAMENTO REGIONALE

 

 

Nell'anno 1870 ci si incamminò a grandi passi verso quel particolare tipo di ordinamento militare chiamato «nazione armata». Non si trattava di raggiungere, secondo un modo di intendere molto diffuso tra gli scrittori militari del novecento, una preparazione ed una organizzazione bellica di tutta la nazione in ogni suo campo, con una mobilitazione civile ed una preparazione premilitare nelle scuole e fuori delle scuole, come durante il ventennio fascista si cercò di fare. Bensì si trattava di affermare alcuni principi basilari che, per quanto riguarda l'ordinamento, consistevano nel disporre di un piccolo esercito permanente, da ingrandire al massimo delle possibilità con la mobilitazione, utilizzando tutte le classi mobilitabili.

Fu così che la legge 19 luglio 1871 istituì la «Milizia provinciale», un vero «secondo esercito» tipo Landwehr prussiana, e che la legge 7 giugno 1875 istituì un «terzo esercito», la «Milizia territoriale», sul tipo della Landsturm prussiana.

Questi tre eserciti raggiunsero la loro pienezza organica nel 1883, anno in cui furono adeguatamente inquadrati, raggiungendo i seguenti livelli di forza:

·         «Esercito permanente»: 750.765 uomini, dei quali 19.897 erano alpini;

·         «Milizia mobile» (denominazione che nel 1873 venne data alla «Milizia provinciale»): 341.150 uomini, dei quali 3.561 erano alpini; questa milizia comprendeva le varie armi e specialità presenti nell'Esercito permanente e doveva concorrere con questo alla difesa attiva;

·         «Milizia territoriale»: 1.021.954 uomini, da utilizzare per la difesa del territorio; i reparti dovevano essere costituiti presso i Distretti Militari.


La differenza tra Esercito permanente, Milizia mobile e Milizia territoriale rimase operante fino alla prima guerra mondiale, dopo di che scomparve definitivamente.


Occorre precisare che, oltre ai diversi tipi di esercito citati, si ebbero in Italia anche una «Guardia nazionale» ed una «Milizia comunale».

 

La «Guardia nazionale» era un retaggio del 1848, estesa a tutto il territorio italiano con legge del 1861, completamente staccata dall'esercito, agli ordini delle autorità civili. I suoi compiti consistevano nel mantenere l'ordine interno e, se necessario, nel concorrere con l'esercito alla difesa delle frontiere. Era costituita in compagnie o frazioni e queste, riunite per vari Comuni, formavano battaglioni con bandiera. Nei centri con molti uomini due battaglioni formavano una legione e più legioni potevano avere un comando superiore. Nel 1866 vennero costituiti reparti di «Guardia nazionale mobile» che concorsero alla guerra di quell'anno e alle operazioni contro il brigantaggio meridionale post-unitario. Dopo il 1870 con la riforma Ricotti la «Guardia nazionale» praticamente scomparve, anche se non venne abrogata la legge istitutiva ed i suo compiti passarono all'esercito.

La «Milizia comunale» venne istituita nel 1876 con il compito di provvedere o concorrere al mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica. I drappelli di Milizia comunale erano considerati disciplinarmente come distaccamenti dei Distretti Militari da cui dipendevano. La legge n. 160 dell'11 luglio 1876, che istituiva la Milizia comunale, abrogava la legge che istituiva la Guardia nazionale, tuttavia prevedeva con disposizione transitoria che i battaglioni della Guardia nazionale mobile potessero essere impiegati fino a tutto l'anno 1879.

Come si vede ci si trovava in una fase di passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento, quando nel 1872 vennero istituite le prime quindici compagnie alpine alle dipendenze dei Distretti Militari.

 

È degno di nota il fatto che durante la discussione di tre progetti di legge presentati nel gennaio 1872 dal ministro Ricotti, due dei quali riguardavano la nuova struttura dell'esercito, una giunta di cui facevano parte gli onorevoli Bertolé-Viale, Cosenz, Corte e Farini suggerì alcune modifiche tra le quali una importantissima: si proponeva di radunare i soldati della Milizia provinciale dei distretti alpini, costituita nel 1871, in «Corpi speciali di tiratori», dove l'aggettivo «speciale» stava a significare il reclutamento regionale nella zona alpina. Questi tre progetti di legge proposti da Ricotti nel gennaio 1872 erano conseguenti ad un ordine del giorno presentato da Farini il 20 dicembre 1870. Tutto ciò sta a significare che l'esigenza di reparti speciali di reclutamento specificatamente alpino venne sentita anche da una giunta parlamentare le cui proposte dovettero avere un certo peso nella decisione presa poi da Ricotti nell'istituire le compagnie alpine.


In sintesi, la vicenda storica dell'origine degli alpini si può riassumere in tre punti.

·         Primo: Perrucchetti era intervenuto da ultimo e da sconosciuto nel dibattito nazionale sulla difesa delle Alpi, il cui vero protagonista fu il suo insegnante alla Scuola di Guerra, il Ten. Col. Agostino Ricci di venti anni piú anziano, autore di molteplici studi e pubblicazioni in materia. Ricci organizzò con gli ufficiali della Scuola di Guerra alcune campagne di studio nella zona alpina, prevedendo la costituzione di speciali unità per la guerra in montagna a reclutamento locale;

 

·         Secondo: non è sostenibile la tesi secondo la quale il Ministro Ricotti dovesse a Perrucchetti l'idea di istituire 15 compagnie alpine, come afferma il Gen. Faldella. Infatti già nel gennaio 1872 Ricotti aveva presentato tre progetti di legge sull'ordinamento dell'esercito, uno dei quali prevedeva l'aumento di nove del numero di distretti militari, allo scopo di istituirne di nuovi alla frontiera alpina con le relative compagnie distrettuali. Da notare che Perrucchetti venne invitato dal Gen. Parodi soltanto nel marzo 1872 ad esporre il suo studio al Ministro, e si sa che le opinioni di uno sconosciuto capitano vengono presentate dal Capo di Stato Maggiore al Ministro soltanto quando questo è già pienamente convinto della bontà del progetto. Ma c'è di più: la giunta parlamentare per l'esame dei progetti aveva già da tempo proposto di radunare i soldati della milizia provinciale dei distretti alpini, istituita nel 1871, in "corpi speciali di tiratori" reclutamento locale. Quindi il progetto di Perrucchetti giunse ad un Ministro che aveva in materia idee assai più chiare di quelle del giovane capitano, tanto è vero che lo storico Piero Pieri nel suo libro "Le Forze Armate nell'età della destra", riporta la seguente testimonianza: "Circa la creazione del corpo degli Alpini, se ne contendono la gloria il generale Giuseppe Perrucchetti milanese e il generale Cesare Ricotti-Magnani. In realtà il problema era stato discusso già nel 1871-72 da diversi studiosi di questioni militari: in particolare il capitano Perrucchetti aveva fatto importanti studi che sviluppava poi nel volume, pubblicato nel 1884, la difesa dello Stato. Ma chi risolse tutte le difficoltà e superò ogni ostruzionismo, fu innegabilmente il generale Ricotti. Raccontava il generale Orero che verso il 1895, discorrendosi fra un gruppo di amici del Ricotti, lui presente, dell'attribuzione di tale merito al Perrucchetti, egli senza scomporsi si limitò a dire: "Cuntae, l'ai sempre credù d'essi mi, mentre ades sauta fora chiel . . sil" (Guarda un pò Ho sempre creduto di essere stato io mentre ora spunta questo quì! Ricotti-Magnani morì novantaduenne nella sua Novara il 4 agosto 1917";

 

·         Terzo: Perrucchetti aveva un'idea estremamente riduttiva delle Truppe Alpine e, comunque, il ruolo degli alpini nella prima guerra mondiale venne esattamente previsto da Ricci, mentre quello descritto da Perrucchetti non venne mai completamente realizzato. Infatti Perrucchetti sostenne che le unità alpine avrebbero dovuto rappresentare delle avanguardie per l'azione di frenaggio nelle valli investite dall'attaccante. Al contrario il Ten. Col. Agostino Ricci sostenne che le unità alpine avrebbero dovuto svolgere una azione di arresto e aggiunse che il modo migliore di difendersi consisteva nel prendere l'iniziativa attaccando dovunque l'aggressore. In sostanza, secondo Perrucchetti, l'azione di copertura doveva rappresentare un'azione a se stante per dar tempo al grosso dell'esercito di radunarsi in pianura, mentre secondo Ricci la copertura era parte integrante della manovra generale, perché doveva impedire che le colonne avversarie giungessero in pianura per riunirsi e costituire la "massa". Quindi, secondo Ricci, bisognava decisamente combattere sulle Alpi, e queste dovevano essere considerate una zona di arresto e non una zona di frenaggio.

 

 

 

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