“C’era Gesù,tra noi,nelle trincee presso il Don,
a tenerci compagnia nel gelo.
Se no,di che saremmo vissuti,
se neppure Lui ci avesse parlato,
nel silenzio notturno della steppa?
Chi può vivere soltanto di gelo,di fame,di fuoco?
E allora Lui ci sussurava il nome della mamma,
ne adoperava la voce per offrire l’augurio e il dono di Natale:
“Ritorna figliolo,noi ti aspettiamo”.
Innumerevoli gomitoli grigio-verdi rannicchiati ed infissi nella
neve,
eravamo un’unica linea presso il Don,
ma pochi,per la bianca vastità di Jvanowka,Galubaja
Kriniza,Nowa-Kalitwa:
molti soltanto a Selenyj-Jar,
al piccolo cimitero,
nato dal sangue degli alpini de “L’Aquila”.
Il bambino parlava a noi,
si soffermava in silenzio,
ed inatteso innanzi a Loro,Li attendeva per portarli con sè,
nella notte di Natale.
Noi superstiti restavamo sgomenti,
Quel mistero si esprimeva soltanto in dolore:
sopra la neve,sotto la neve legava un’unica fraternità,
una stessa sorte.
Ma noi siamo tornati.
Non c’è più Natale eguale a quell’ultimo nostro:
ogni anno siamo là,
su quella neve a chiamarLi.
Fratelli nostri,noi vi ricordiamo”.
A tutti noi ed a loro lassù, auguriamo un sereno Natale
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