Preghiera dell'Alpino
 
 
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Il Gen. Luigi Morena durante il suo Comando alla SMALP

IL GENERALE LUIGI MORENA E' ANDATO AVANTI
 

 

Il Generale Luigi Morena, anni 99, reduce di Monte Marrone e Medaglia d’Argento al V.M. nacque a Scaletta Uzzone (Cuneo) il 15 agosto 1917. Fu sottotenente di complemento al 1° Alpini, btg. Mondovì e nel 1941 fu inquadrato nel btg. Exilles, al 3° Alpini della Taurinense, di stanza in Val d’Arc, nella Francia occupata. Poi nel marzo 1943 fu trasferito al btg. Fenestrelle, a Priepolje, in Montenegro. Nel combattimento della Selletta Kapak, compiuto per consentire al btg. Intra di ripiegare, ebbe il suo battesimo del fuoco. Quindi il ritorno in Patria, prese parte alla battaglia di Monte Marrone con il btg. Piemonte e alla Guerra di Liberazione meritandosi una Medaglia d'Argento al Valor Militare.

Un ricordo del Generale

Ogni volta che ci capita di parlare della Preghiera dell’Alpino, mi dice che quando ha occasione di recitarla la dedica ai suoi Alpini caduti in combattimento. E si concentra su di loro; se li vede passare davanti agli occhi uno per uno. Ne ricorda i nomi e le situazioni. Quando la recita si toccano con mano il trasporto, la passione e la fede che mette in ogni passaggio, in ogni parola. Ed è capace di trasmettere a chi lo ascolta le sue stesse emozioni, con la stessa intensità. Avviene sempre così, dalla piccola chiesa del paesino di campagna, al Duomo di Milano affollato di fedeli per la santa Messa di Natale. È il generale di Corpo d’Armata Luigi Morena, Medaglia d’Argento al Valore Militare, che con i suoi novantanove anni abbondanti conserva una testa limpida, uno spirito frizzante e acutezza nell’osservare le persone e le situazioni. Ma ciò che più conquista è la sua grande affabilità nei confronti di tutti gli Alpini e un affetto speciale per i suoi allievi di un tempo. Dagli amici si fa chiamare Gino, ma a me piace chiamarlo Comandante, perché lo era alla Scuola Militare Alpina quando ero un allievo. Ogni volta che gli parlo al telefono, o lo abbraccio incontrandolo, mi sembra impossibile che il timore che incuteva un tempo si sia trasformato in un sentimen to di profondo affetto, quasi lo stesso che si nutre per un padre. E sono certo che si tratti di un sentimento reciproco, perché il Comandante è capace di dimostrartelo molto bene, in ogni circostanza. Nei confronti della nostra sezione nutre una particolare amicizia e simpatia, tant’è che nelle occasioni importanti arriva a Como a impreziosire i nostri incontri. È stato con noi a quasi tutti i nostri raduni sezionali più recenti e quest’anno è arrivato a Como per la nostra santa Messa in Duomo, questa volta celebrata dal Vescovo. Ha recitato ancora la Preghiera dell’Alpino, rigorosamente a memoria, suscitando le solite emozioni, facendo inumidire gli occhi a molti fedeli. Ti vogliamo un gran bene, caro Comandante, perché rappresenti splendidamente tutti i valori più preziosi in cui crediamo, perché sei stato un protagonista della storia d’Italia, perché ci riporti con nostalgia agli anni della nostra giovinezza. Ti vogliamo bene per l’uomo che sei, di grande semplicità, nonostante il tuo importante passato. Ti vogliamo bene perché anche tu ce ne vuoi. «Comandi, signor Generale!».

(da “Baradèll” – Organo della Sez. di Como)


Motivazione della medaglia d’argento concessa al Generale Luigi MORENA

MORENA Luigi fu Giuseppe, Tenente Reggimento Fanteria speciale “Legnano” Battaglione Alpini “Piemonte”.

Comandante di un delicatissimo tratto di fronte scoperto e a stretto contatto col nemico, ininterrottamente e intensamente battuto dalle artiglierie e dai mortai avversari e dalle armi automatiche, si prodigava instancabilmente per organizzare le posizioni, esponendosi all’offesa diretta e continua delle armi nemiche e dando ai suoi alpini costante mirabile esempio di calma, serenità, sprezzo del pericolo, coraggio personale. Guidava personalmente, con perizia e con audacia, difficili e rischiose azioni di pattuglie notturne per la ricerca di varchi attraverso insidiosi campi minati nemici. Durante il decisivo brillante attacco che doveva portare allo sfondamento delle linee nemiche, si lanciava arditamente alla testa del suo plotone, trascinando con l’esempio i suoi alpini in un assalto irruento che costringeva i difensori alla resa”.

Quota 363 di Valle Idice, 19 aprile 1945

 

 

 
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