Gli ultimi giorni della
Cuneense: 17-28 gennaio 1943.
Per gli alpini liguri, piemontesi e
della Garfagnana, vi è una Divisione Alpina alla quale sono
particolarmente legati a prescindere dal fatto che la stessa non
fosse più presente all'epoca della loro naja. La Divisione
Alpina Cuneense.
Sono molte le famiglie, particolarmente in Liguria e in
Piemonte, che hanno avuto al loro interno nel migliore dei casi
reduci o feriti e nel peggiore dispersi o deceduti che sui vari
fronti della II° Guerra Mondiale, specialmente durante la
Campagna di Russia, militarono nelle fila della Divisione Alpina
Cuneense. Dato il periodo storico i reduci di tale campagna
vanno sempre più assotigliandosi. Questo fatto rende le
testimonianze sempre più rare e destinano, come spesso succede
in questo paese, all'oblio il ricordo degli eventi che ne hanno
segnato la storia. Per questo riteniamo non siano mai troppe le
parole spese per cercare di perpetuarne il ricordo.
Non è né retorica né nostalgia di eventi bellici che muove la
nostra mano, e perché no il nostro cuore, nel fissarne il
ricordo, ma la ferma volontà di non dimenticare chi ha svolto il
proprio dovere tra indicibili sofferenze sino al sacrificio
estremo.
Non è stata loro la scellerata scelta di fare la guerra, ma
ognuno di loro aveva ben chiaro che in quel contesto doveva
comunque svolgere il proprio dovere sino in fondo. Non troverete
mai, ne allora ne oggi, nessun Alpino che abbia uno spirito
guerriero teso a sopraffare i suoi simili, come non ne troverete
mai uno indietreggiare nel fare il proprio dovere.
Il rapporto stesso che gli alpini avevano con le donne, i vecchi
e i bambini che in quelle isbe, dove in molti casi conobbero lo
stesso calore e solidarietà presente nelle loro case ne sono
testimonianza. In quelle lontane terre ritrovarono anche il
sentimento di pietà, ultimo baluardo di umanità in quello
scempio di brutalità e sofferenza.
E' dunque nel rispetto della loro memoria che mai parole,
scritti, ricordi saranno troppi per perpetuarne il ricordo,
poiché confinare nell'oblio i fatti e le persone che di quella
triste pagina della nostra storia sono stati gli attori, sarebbe
un peccato imperdonabile.
Per molti anni si cercò di non parlare troppo delle
vicissitudini che avevano dovuto affrontare. Se sin da subito la
volontà di nascondere la vista dei reduci alla popolazione era
imputabile ad un regime che non era avvezzo ad ammettere
sconfitte, in seguito, a guerra finita, poco se ne parlò quasi
fossero loro i colpevoli delle scelte scellerate che avevano
portato lutti e distruzione.
Gli stessi reduci evitavano di parlare di ciò che avevano
vissuto in terra di Russia, sia perche sembrava che
parlassero di situazioni incredibili, sia perché il ricordo che
suscitava il racconto in molti casi era insopportabile per loro
stessi.
La stessa Battaglia di Nowo Postojalowka, che il generale Emilio
Faldella, nella sua "Storia delle truppe alpine", così
definisce: " ... quella sanguinosa, disperata battaglia che
durò, pressoché ininterrotta, per più di trenta ore ed in cui
rifulse il sovrumano e sfortunato valore dei battaglioni e dei
gruppi della Julia e della Cuneense, che ne uscirono poco meno
che distrutti". ... la più dura, lunga e cruenta fra le molte
sostenute dagli alpini, sia in linea sia nel corso del
ripiegamento." e che fu vero martirio della Cuneense e della
Julia, per anni, e per certi versi ancora oggi, fu colpevolmente
dimenticata dalla storia. La Campagna di Russia venne
identificata nella Battaglia di Nikolajewka sostanzialmente per
due motivi: la trasformazione di una disfatta in una vittoria
fin da subito da parte del regime, e dalla mancanza di ufficiali
superiori ritornati in Italia sia perché deceduti o perché
prigionieri rientrati a guerra da tempo finita. Lo stesso
Generale Battisti, benvoluto comandante della divisione, rientrò
dalla prigionia nel 1950 dopo ben sette anni di prigionia. Nella
sua relazione "La Divisione Alpina Cuneense al fronte russo",
purtroppo avvenuta in ritardo rispetto alla storia già
consolidata, scrisse: "Il giorno 20 gennaio, per rompere lo
sbarramento nemico ... furono impiegati ... quattro battaglioni
alpini che andarono quasi completamente distrutti."
Crediamo si debba ridare dignità ogni qualvolta sia possibile a
coloro che con l'alto senso del dovere e dell'onore
parteciparono in modo encomiabile ad una guerra che non volevano
ma erano chiamati a fare.
Il loro pensiero ricorrente non era quello di distruggere e
odiare il nemico, ma le loro case, i figli, le mamme o la morosa
che avevano lasciato lontano nel loro magnifico e amato paese.
Non dovevano certamente vergognarsi di questo.
Nel 2018 ricorrono 75 anni dal martirio della Divisione
Cuneense. Come l’Ortigara fu l’olocausto degli alpini durante la
1^ Guerra Mondiale, Nowo Postolajowka lo fu per la sciagurata
Campagna di Russia. Per ricordare questo triste momento della
storia del nostro valoroso Corpo, abbiamo pensato di
ripercorrere su questa pagina il periodo che inizia con un cenno
all'offensiva lanciata dall'Armata Rossa (12/01/1943) per
proseguire con la rottura del fronte dell’8^ Armata (14/01/1943)
sino alla distruzione e alla resa degli ultimi superstiti della
Divisione Cuneense (28/01/1943).
Le date sono state ricordate con la pubblicazione, nello stesso
giorno della ricorrenza, di immagini che hanno evidenziato i
fatti più importanti, quasi un diario di guerra a ben 75 anni di
distanza dagli accadimenti stessi. Queste immagini le trovate
ora in sequenza su questa pagina.
I dati vengono estratti da scritti, documenti e ricerche sul
web. Insomma, abbiamo attinto a piene mani per cercare di tenere
vivo il ricordo di chi, in quell'eroica Divisione ha sacrificato
la giovinezza e in molti casi la propria vita per compiere sino
in fondo il proprio dovere.
Questo sarà il nostro modo di ricordare, ringraziare e onorare
quegli uomini, in primo luogo coloro che non ritornarono a
baita, e in modo particolare quei veci che ebbero la buona sorte
di ritornare e che vollero fondare il nostro Gruppo che, anche
se purtroppo oggi non sono più tra noi, sono sempre nei nostri
cuori ed è per loro che ci sentiamo di gridare: “Presente!”.
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